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Le dipendenze negli adolescenti, riconoscerle e curarle.

L’adolescenza è un periodo a rischio sotto molti punti di vista perché implica la scoperta e il distacco dalla vita alla quale si era abituati da bambini, che aumenta il rischio di dipendenze. In questo passaggio verso l’età adulta alcuni ragazzi possono entrare in contatto con sostanze stupefacenti e sviluppare dipendenza. Come capire se il proprio figlio fa uso di droghe? E cosa fare?

Che cosa significa “dipendenza” e quali sono, oggi, le tipologie più frequenti?

Il concetto di dipendenza si è modificato molto negli ultimi anni perché non sottintende più soltanto alla dipendenza da sostanze, ma a un concetto clinico di Personalità Dipendente. L’atteggiamento di dipendenza può riguardare: situazioni, relazioni, comportamenti, abitudini, quindi coinvolgere ambiti molto diversi della vita di un individuo. La dipendenza intesa come disturbo della personalità è inserita così in un quadro di realtà più generale, mentre un tempo era specifica dell’uso di sostanze stupefacenti.
Oggi la dipendenza riguarda anche i comportamenti e le abitudini, come ad esempio accade nel fenomeno dello shopping compulsivo o nelle dipendenze del comportamento alimentare. Ci sono poi le dipendenze di tipo affettivo e relazionale, correlate alle dipendenze da internet IAD o da social network. È bene capire che non è il social network a essere “potente”, ma lo diventa nella misura in cui è presente una vulnerabilità o poca strutturazione nella personalità di chi lo utilizza. Lo stesso si potrebbe dire per gli adolescenti che abusano di droghe o di alcool, dove a differenza del passato, non lo fanno esclusivamente per approvazione sociale o del gruppo, ma all’origine ci sono delle problematiche e delle cause profonde e importanti, per inadeguatezza o vulnerabilità della struttura di personalità. Resta il fatto che anche l’aspetto riferibile al sociale e all’ambiente può contribuire in modo importante e significativo allo sviluppo di una dipendenza.

Qual è stata negli anni l’evoluzione delle sostanze stupefacenti?

Le dipendenze più evidenti e che forse preoccupano di più sono quelle relative all’uso delle sostanze stupefacenti. In questo caso l’adolescente si trova davanti a un panorama di offerta molto vasto. Una volta la sostanza era demonizzata e individuata in maniera molto specifica, adesso è diventata quasi mimetizzabile nella realtà di tutti i giorni o in situazioni a breve termine. La modalità di assunzione è semplice e non così traumatica, come prendere una compressa per il mal di testa o bere del succo di frutta. Non esiste più soltanto la distinzione tra droghe pesanti e droghe leggere, ma ci sono sfaccettature e intensità di effetti in cui la chimica ha trovato un largo impiego e sviluppo. Una volta la sostanza principale tra gli allucinogeni era Lsd, mentre oggi esiste tutta una serie di derivati dell’ecstasy e dalle anfetamine, i cui effetti possono essere contenuti sia in situazioni specifiche, sia negli effetti stessi che ricadono nella vita affettiva, comportamentale e sessuale di chi le utilizza. La prevenzione va di pari passo con l’informazione per far conoscere i danni e le conseguenze causati dall’utilizzo, anche saltuario, delle sostanze stupefacenti e dell’alcool.

Come capire se il proprio figlio fa uso di droghe o di alcool?

Accorgersi se un adolescente abusa di sostanze stupefacenti non è sempre facile e immediato, perché le nuove droghe hanno effetto anche talvolta molto brevi, contenuti ad esempio in una serata o una uscita e sono vissuti al momento dell’assunzione, durante una festa in discoteca o a un ritrovo tra amici. Il genitore dovrebbe focalizzare l’attenzione e l’osservazione al dopo. Le sostanze stupefacenti in generale provocano una caduta fisica che conduce a spossatezza, stanchezza, bisogno di riposo fuori dal comune, difficoltà a mantenere la concentrazione, irritabilità. A lungo andare si può andare incontro a una vera e propria condizione ansioso/depressiva. Bisogna poi, anche capire se questi segnali si presentano sempre in seguito a occasioni di svago o ricreative.
La cultura dello “sballo” è oggi molto più sottile, ma anche molto più devastante sotto il profilo degli effetti. Lo sballo può avvenire da soli o in piccoli gruppi, anche tra le mura domestiche o in luoghi inaspettati. Queste sostanze provocano danni neurologici e psicologici, intellettivi e comportamentali che possono divenire permanenti e difficili da recuperare.
Un primo passo è cercare di confrontarsi con il proprio figlio, per cercare di smuovere la situazione e per cercare di capire la gravità del problema. Riconoscere e identificare l’esistenza di un comportamento inadeguato e quindi l’ipotesi di un problema è uno dei punti di partenza. Successivamente, ci si può rivolgere a uno specialista delle dipendenze, per iniziare un percorso con la coppia genitoriale che darà delle direttive di comportamento e atteggiamento all’interno della vita famigliare. Poi si valuterà se supportare o meno l’adolescente in un percorso individuale.

Anche l’abuso di alcool è un problema molto diffuso.

Un tempo andare fuori con gli amici a bere qualcosa aveva un aspetto più socializzante, mentre oggi, anche sotto l’influenza di messaggi molto forti, l’uso e l’abuso di alcolici è diventato quasi una sorta di medicazione. Il drink rende tutto più facile, più bello, più approcciabile, più desiderabile e possibile. Anche in questo caso l’osservazione da parte dei genitori è fondamentale per capire “come” sono i ragazzi a casa: se sono alterati, se sono soltanto alticci e se capita ogni volta che escono. Se si riscontra che i limiti sono superati non si può fare finta di niente e chiudere un occhio, ma bisogna affrontare la situazione.

Qual è l’atteggiamento corretto da adottare e come intervenire?

Le dipendenze da sostanze stupefacenti sono diventate più difficili da gestire e da individuare, anche perché la modalità di assunzione è semplificata. Una volta, pensando agli eroinomani, l’assunzione richiedeva un rituale anche piuttosto macabro, invece oggi è sufficiente un’assunzione orale, affiancata dalla bevanda piacevole. Il genitore dovrebbe monitorare l’aspetto di vita dell’adolescente, cercando di capire come si svolgono i momenti di aggregazione, dove si svolgono, e osservare molto il dopo e la capacità di relazionarsi e di creare reti amicali degli adolescenti in contesti semplici e normali, spontanei. A questo proposito il dialogo genitori-figli è sempre alla base di un rapporto aperto ed equilibrato che impedisca all’adolescente di rinchiudersi in se stesso.
Le dipendenze nascono in soggetti che hanno delle strutture di personalità tali che impediscono di rendersi indipendenti, o insufficienti, per questo vanno seguiti e supportati anche nelle sperimentazioni sane o negli azzardi sensati e contenuti, ma che per loro hanno un valore costitutivo e fondamentale. La più grande difesa contro le dipendenze è renderli più autonomi e responsabili di sé e consapevoli e partecipi delle proprie scelte anche se adeguatamente affiancati e artefici delle proprie scelte e orientamenti, con la libertà di poterli esprimere e mettere in atto.
Alle volte, la dipendenza nasce anche come risposta a un’insoddisfazione e frustrazione o peggio a una mancata strutturazione dell’IO. La dipendenza può anche diventare un modo di eludere percorsi di crescita. Nell’adolescenza c’è una maggiore vulnerabilità e le strutture dell’IO non sono ancora così stabili da poter mettere dei limiti, senza dimenticare che è una fase della vita di sperimentazione, con i rischi che comporta se si penetra nei campi sbagliati. Se c’è la possibilità di realizzazione, che può avvenire attraverso lo studio, lo sport, una professione, si avrà meno possibilità di sentirsi appagati da una dipendenza.

Smartphone quando un’abitudine diventa dipendenza.

Quella dello smartphone è una tecnologia giovane. Sono passati oltre 20 anni dal primo modello, voluminoso, pesante (circa mezzo chilo) e ben poco performante. Il primo Iphone, invece, è stato presentato da Steve Jobs nel 2007. Nulla di strano, quindi, se i primi e più affiatati utenti di questi device sono gli adolescenti.
Nato per rispondere a esigenze pratiche, lo smartphone è diventato un vero e proprio oggetto di intrattenimento quotidiano. Principalmente utilizzato per seguire le community dei diversi social network e condividere foto, conversazioni, link, messaggi vocali, post e così via, è ormai diventato uno status symbol: rappresenta l’appartenenza a un gruppo sociale, fa sentire l’adolescente alla moda, esprime benessere economico.  Tutto ciò influisce sull’autostima.

Ultimamente, però, l’incremento della popolarità degli smartphone sta portando alcuni problemi. Chi li usa oltre le 6 ore al giorno riporta un calo della concentrazione a scuola, e anche disturbi fisici come rigidità del collovista offuscatadolore al polso o mal di schiena. Inoltre l’utilizzo eccessivo può influire sull’andamento scolastico e ridurre le interazioni tra le persone, causando problemi relazionali. Nella comunicazione a distanza, infatti, una buona parte del linguaggio non verbale viene a mancare, con conseguenze importanti sulla qualità delle interazioni. Ma i rischi non sono solo fisici o sociali.

È importante anzitutto un lavoro di prevenzione: insegnare agli adolescenti ad autoregolare l’uso dello smartphone e rieducarsi a un utilizzo meno massiccio del telefonino, senza che limiti e regole arrivino dagli adulti. Un esercizio da suggerire ai ragazzi potrebbe essere quello di provare a lasciarlo a casa in alcune occasioni, perderlo di vista, non pensarci almeno per qualche ora, utilizzarlo solo se strettamente necessario per disabituare la mente alla necessità di contattare gli altri. Quando l’uso diventa una malattia e la qualità della vita dei ragazzi comincia a risentirne – si manifestano segnali di astinenza, aumenta l’irritabilità e la paura di rimanere disconnessi – una soluzione da considerare è quella di rivolgersi a uno specialista e trattare questa condizione come una vera e propria dipendenza comportamentale.

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